Che cos’è la Gestalt

Terapia della consapevolezza

L’approccio che valorizza il qui e ora

La Gestalt è un approccio di psicoterapia fondato da Fritz Perls (1893-1970), parzialmente ispirato alla omonima scuola di psicologia, alla fenomenologia e alla teoria del campo, che considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale. L’accento è posto sul qui e ora della relazione e sulla consapevolezza di quanto avviene nel presente, nella continua interrelazione tra organismo e ambiente.

Nata negli anni ’40, la Terapia della Gestalt (termine che in tedesco significa  “forma” o “struttura”) si rifà alla Psicologia della Gestalt o “psicologia della forma”, sorta agli inizi del Novecento in Germania grazie a Max Wertheimer, Wolfgang Köhler e Kurt Koffka, che si occupò in particolare degli effetti della percezione, e di come le immagini vengono percepite come configurazioni globali diverse e più complesse della somma delle loro singole parti. Attraverso la Gestalt Kurt Lewin è arrivato a studiare le dinamiche di gruppo proponendo la sua teoria del campo, in base alla quale tutto dipende dal contesto: noi siamo tutti parte di un tutto e possiamo contribuire a creare la nostra realtà, perché anche essa dipende dal contesto.

La Gestalt ispira inoltre alla fenomenologia, movimento filosofico derivato dal lavoro di Edmund Husserl, secondo il quale ognuno conosce veramente solo quello che sperimenta e organizza le conoscenze a seconda dei contenuti che già gli appartengono. Il metodo fenomenologico comporta l’osservazione di quanto accade con un atteggiamento neutrale e scevro da pregiudizi e invita ad astenersi dall’interpretare i significati dei singoli elementi, preferendo una descrizione accurata dell’insieme nella sua forma complessiva. Ed è appunto quello che si propone la Gestalt, sia in psicoterapia sia nel counseling, mirando all’acquisizione di una sempre maggiore consapevolezza nel qui e ora da parte del paziente o cliente e al recupero della naturale armonia tra individuo e ambiente.

Il termine “terapia della Gestalt” in realtà fu usato per la prima volta come titolo del libro Teoria e Pratica della terapia della Gestalt, scritto da Perls insieme a Paul Goodman e Ralph Hefferline e pubblicato a New York nel 1951, e rimase poi a indicare un approccio che divenne molto popolare soprattutto negli anni Sessanta, dopo che Perls si fu trasferito in California a Esalen, e quando la nuova rivoluzione culturale, con il suo portato di ribellione giovanile verso i valori del passato, esaltò l’espressione creativa, l’indagine interiore, la libertà dagli schemi precostituiti, e la psicoterapia fu vista come un mezzo per migliorarsi e trasformare se stessi e la società.

La Gestalt è un approccio umanistico e olistico, nel solco di quella “terza forza” che comprende anche quelli di Carl Rogers, Abraham Maslow, Rollo May, e sta alla base di quelli più corporei di Wilhelm Reich (di cui Perls fu paziente) e Alexander Lowen. L’individuo e l’ambiente rappresentano un unico sistema interagente, che si autoregola e cresce in funzione di ogni elemento che ne fa parte; il disagio psicologico assume perciò il significato di un “adattamento creativo” in risposta all’ambiente e ai suoi stimoli: ma anche se è stato funzionale in passato, può non aver più la stessa utilità nel presente. Ecco perché la relazione d’aiuto ad approccio gestaltico – sia psicoterapia sia counseling – rappresenta il laboratorio di ricerca ideale in cui un cliente può scoprire, osservare e integrare diversi aspetti della sua personalità, sulla base dell’esperienza diretta con il terapeuta, per il quale è più importante l’esperienza di un comportamento che la sua interpretazione.

Fritz Perls

Il padre della Gestalt

Un innovatore nel campo della psicoterapia

Friedrich Salomon Perls, più noto come Fritz Perls (1893 – 1970), psichiatra e psicoterapeuta, è stato allievo di Kurt Goldstein, Karen Horney e Wilhelm Reich, con il quale condivide l’interesse per il corpo. Trasferitosi nel 1934, all’avvanto del nazismo, a Johannesburg in Sudafrica, vi fonda l’anno dopo l’Istituto Sudafricano di Psicoanalisi. Qui comincia a elaborare le sue critiche alla psicanalisi freudiana, che svilupperà poi nel suo primo libro L’io, la fame e l’aggressività.

Nel 1946 Fritz Perls si trasferisce negli Stati Uniti e comincia a collaborare con Isadore Fromm, Paul Weisz (che lo introduce allo Zen), Elliot Shapiro, Sylvester Eastman, Paul Goodman e Ralf Hefferline: con questi ultimi due pubblica nel 1951 Terapia della Gestalt: eccitamento e accrescimento nella personalità umana, testo di riferimento della psicologia gestaltica. Sempre con Goodman e con la moglie Laura apre tra il 1952 e il 1954 diversi centri Gestalt, per poi intraprendere una serie di peregrinazioni che lo portano ad avvicinarsi alla cosiddetta scuola californiana, oltre che in Israele e in Giappone. Nella seconda metà degli anni Sessanta conduce a Esalen, in California, alcuni seminari di grande richiamo, avvicinandosi ad autori come Gregory Bateson, Alexander Lowen, Eric Berne, Abraham Maslow, Aldous Huxley e altri e avendo come allievi, tra gli altri, Claudio Naranjo.

Tra le tematiche centrali della Terapia della Gestalt – che dell’omonima Psicologia della Forma accoglie e rielabora la tematica della figura/sfondo e la teoria del campo – vanno sottolineate la centralità del “qui e ora”, che privilegia la dimensione del presente rispetto al passato nell’indagine clinica e nella terapia, e dell’interazione tra individuo e ambiente; la consapevolezza come premessa alla capacità di autoregolazione dell’organismo; la valorizzazione degli aspetti di realtà e la relazione autentica fra terapeuta e paziente, con l’idea guida di un rapporto terapeutico creativo che rispetta la singolarità di ogni essere umano.